Quando una ciotola, una teiera o un vaso prezioso cadono frantumandosi in mille pezzi, li buttiamo con rabbia e dispiacere.
I giapponesi con la pratica del kintsugi fanno l’opposto: evidenziano le fratture, le impreziosiscono e aggiungono valore all’oggetto rotto.

Kintsugi (金継ぎ)
kin” oro
tsugi” riparare

Quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso per saldare i pezzi di un oggetto di ceramica rotto. Una volta recuperato l’oggetto diviene unico e irripetibile grazie alla casualità con cui la ceramica si frantuma e all’irregolarità delle fratture ricucite, impreziosite ed esaltate dall’oro.

Esistono vari racconti-leggenda sulla nascita della tecnica Kintsugi. Uno è quello che si riferisce a Ashikaga Yoshimasa (1435-1490) ottavo shogun dell’epoca Muromachi. Dopo aver rotto accidentalmente la propria tazza di tè preferita, decise di ripararla affidandola ad alcuni artigiani cinesi. Quando la tazza tornò riparata con graffe di metallo, Yoshimasa non si arrese e chiese subito aiuto ai ceramisti giapponesi, più sensibili e attenti alla bellezza della tazza. Questi provarono a riparare la tazza trasformarla in gioiello incollando i pezzi con lacca urushi molto resistente, derivata dalla resina estratta dalla pianta Rhus verniciflua, usata per laccare oggetti in legno. Le linee di rottura vennero poi impreziosite con polvere d’oro, come si confà per una importante tazza temnoku per il cha no yu. Yoshimasa fu entusiasta del risultato.

La metafora del Kintsugi
Il kintsugi suggerisce riflessioni parallele. Occultare l’integrità perduta o esaltare la storia della ricomposizione? La vita è integrità e rottura insieme, perché è ri-composizione costante ed eterna. Spaccatura, frattura, ferita sono percepiti solo come sofferenza, ma l’esperienza dolorosa fa parte della vita, il dolore ci insegna che siamo vivi. Passa e ci lascia cambiati, lascia un segno, delle cicatrici che dobbiamo imparare ad esibire perché proprio queste rendono ogni persona unica e preziosa.

Bouke de Vries – Sometimes I look east, sometimes I look west – 2018