”Filare la lana con il fuso richiede molto tempo.
Il tempo delle donne nel passato era senza valore…
“È per questo che filare la lana era un lavoro da donne?”
La filatura notturna della lana ha rappresentato in passato un’ulteriore forma di sfruttamento per le donne, costrette a un doppio carico di lavoro dopo avere svolto di giorno le mansioni nei campi, essersi prese cura della casa e dei figli: questo prolungava le loro giornate e limitava il riposo.
L’impegno richiesto dalla filatura, spesso svolta al lume di candela, non veniva riconosciuto come un vero e proprio “lavoro” o un’attività retribuita, ma come una parte della gestione domestica obbligatoria per contribuire al sostentamento della famiglia, cosa che contribuiva a sminuirne il suo valore.
Il tempo rivolto a tutte queste occupazioni quotidiane impediva alle donne di dedicarsi all’istruzione spesso considerata irrilevante per loro, creando così un ciclo di dipendenza economica e sociale. Senza considerare che le lunghe ore passate di notte a filare, in condizioni di scarsa illuminazione e in posizioni poco ergonomiche, potevano avere conseguenze negative sulla loro salute fisica.
Ho voluto valorizzare l’operato, l’impegno e il sacrificio di queste donne del passato collocando la lana che si trasforma in filo, simbolo di un’ operazione lenta e di qualità, su due piatti sovrapposti e resi preziosi sia dal tipo di metallo contenuto nello smalto che ricopre la ceramica, sia per la scrittura impressa sui loro bordi:
…“spinning wool with a spindle, take a lot of time.
Women’s time was worthless…
Is this the reason why spinning wool was women’s work?”…
Eleonora Rinaldi – 1988
