Nel linguaggio del Vangelo la parola “carne” (σρξ) secondo l’uso ebraico, indica l’uomo nella sua integralità, compresa la sua vulnerabilità, fragilità e debolezza.

Dio, per potersi avvicinare alla nostra umanità e manifestare il suo grande amore, ci ha offerto il dono del suo unico Figlio il quale si è fatto “carne” in Gesù Cristo.  Egli a sua volta ha dato tutto sé stesso per noi attraverso l’offerta del proprio cuore.

L’incarnazione di Gesù è una di quelle verità a cui siamo così abituati che quasi non ci colpisce più la grandezza dell’evento che esprime– dice Papa Benedetto XVI nell’udienza del 9 gennaio 2013.

Ho voluto rappresentare la Vergine Maria con un nido che accoglie in sé il mistero dell’Incarnazione: il cuore vivo e pulsante di Cristo che ha iniziato il suo battito in Maria e nel Suo  grembo ha compiuto i primi momenti del cammino di amore e sacrificio che è stato tutta la sua vita.

Nessuna donna poteva essere come Maria, l’Immacolata, così candida ed innocente da accogliere e custodire la vita del Verbo di Dio.

La natura divina di Gesù e dei Santi è segnata e figurata nell’iconografia cristiana dall’aureola che è un attributo sacro, prevalentemente rappresentata in color oro. La regalità del Cristo è evidenziata dall’aureola  sospesa che nel contempo è corona di spine in oro come chiaro riferimento alla Sua passione e morte in croce.

Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. (Filippesi 2,6-8).

Svuotò sé stesso: è proprio in questo svuotamento (κένωσις) che si trova tutta l’essenza del Cristianesimo: Dio non è soltanto potenza e gloria, ma spoliazione e umiltà.

Eleonora Rinaldi

Ex voto come opera di restituzione “nel Suo grembo il Cuore del mondo”

L’opera di Eleonora Rinaldi “nel Suo grembo il Cuore del mondo” dà corpo al mistero dell’incarnazione in una sintesi di simboli e rimandi  che affondano in una cultura profondamente cristiana.

L’installazione su teca dei materiali organici -cuore in terracotta, nido e corona di rovi- dei quali si compone, richiama l’idea degli “ex voto” nella sua locuzione latina di ex voto suscepto, secondo la promessa fatta e indica una formula abitualmente apposta su oggetti offerti nei santuari per ringraziare il destinatario del dono, in questo caso la Vergine.

Un gran numero di “ex voto” è connesso alla sfera della salute e all’ambito corporeo; fra le varie tipologie di oggetti votivi prevalgono gli “ex voto” anatomici e in questa opera, all’interno di un groviglio di rami, si annida un cuore pulsante, anatomicamente simile al cuore umano, realizzato in terracotta ingobbiata di un rosso smagliante, sanguigno. Sembrerebbe un “ex voto” per grazia ricevuta di un qualche miracolo.

Ma quel cuore “incistato” nel nido-grembo è il cuore del Salvatore e qui il miracolo della salvezza non riguarda un singolo uomo, ma l’umanità intera.

Se la Vergine si fa nido, fa vuoto (κένωσις) dentro di sé per accogliere nel suo grembo il cuore del Figlio, Egli stesso in una logica kenotica offrirà tutto di sé, il suo cuore.

La regalità della Vergine e di suo Figlio è stata enfatizzata dall’artista con la rappresentazione di un’aureola-corona d’oro simbolo di magnificenza, in realtà corona di spine in quanto simbolo del martirio del Cristo.

Il processo alchemico di galvanizzazione, col quale è ottenuta la doratura dei ramoscelli e della corona di spine e rovi, è una scelta importante da parte dell’artista che richiama l’opus magnum in quanto itinerario alchemico che attraverso varie fasi di trasformazione, dalla materia grezza sino alla preziosità dell’oro, conduce gradualmente alla metamorfosi personale e spirituale.

Se da una parte la soluzione installativa dell’opera richiama l’idea dell’“ex voto”, la sua preziosità e verosimiglianza del cuore rappresentato, le dà aspetto di “reliquia”. Qui abbiamo un cuore “reliquia” intesa come ciò che rimane del sacrificio di un corpo, il corpo di Cristo che ci chiama in causa per un’opera di restituzione del dono enorme che abbiamo ricevuto. Ed è una chiamata al “viaggio” perché questa installazione su teca è un’opera peregrina che intende primariamente transitare per santuari a devozione mariana.